Finalmente – è proprio il caso di dirlo, perché ci sono voluti ben 76 anni – l’Inno di Mameli è ufficialmente l’inno nazionale della Repubblica italiana. Nel 1946, infatti, era stato adottato in via provvisoria dal governo allora presieduto da Alcide De Gasperi, ma nessuna legge ne aveva mai sancito l’adozione.
Il titolo ufficiale del brano che rappresenta la nostra identità nazionale, d’ora in poi sarà “Il canto degli italiani”, riprendendo la sua denominazione originaria, come si può vedere dalla copertina di uno spartito del 1860 (qui a destra).

Mercoledì 15 novembre, anche la Commissione Affari Istituzionali del Senato ha dato il via libera, dopo che la Camera dei Deputati si era già espressa in maniera favorevole all’adozione ufficiale dell’Inno. Il relatore della proposta, il senatore genovese Roberto Cassinelli, ha espresso grande soddisfazione: «Un onore per me e il riconoscimento di una battaglia iniziata nella precedente legislatura. Presentai infatti la proposta di legge in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia e oggi finalmente attiviamo alla conclusione dell’iter. Col riconoscimento ufficiale, il testo e la musica del “Canto degli Italiani” saranno patrimonio della nazione».
Genova è, quindi, “Città dell’Inno Nazionale” a tutti gli effetti ed è giusto ripercorrere brevemente la storia dell’Inno di Mameli, anche in vista del concerto celebrativo che la Filarmonica Sestrese terrà al Carlo Felice giovedì 7 dicembre alle ore 18.00, nella ricorrenza della prima esecuzione assoluta del brano che la Banda Municipale di Sestri Ponente, insieme ad altre realtà musicali genovesi, eseguì in quel di Oregina il 10 dicembre 1847.
L’Inno è frutto dell’ingegno di due giovani genovesi: Goffredo Mameli, che ne scrisse il testo il 10 settembre 1847, e Michele Novaro, che lo musicò il 24 novembre dello stesso anno. Il canto fu molto popolare durante il Risorgimento e nei decenni successivi. Dopo l’Unità d’Italia, però, come inno del neonato Regno d’Italia venne scelta la Marcia Reale, che era il brano ufficiale di Casa Savoia. Il Canto degli Italiani veniva considerato troppo poco “conservatore” rispetto alla situazione politica dell’epoca. Il testo è di chiara matrice repubblicana e giacobina (da molti versi traspare chiaramente l’impronta della Marsigliese) e mal si conciliava con l’esito del processo di unificazione della penisola, che fu di stampo monarchico.
Dopo la Seconda guerra mondiale e l’avvento della Repubblica il Canto degli italiani venne scelto come inno nazionale provvisorio (12 ottobre 1946) senza che mai, prima d’ora, si riuscisse a sancirne lo status di inno ufficiale, sebbene la legge 222 del 23 novembre 2012 ne anticipasse implicitamente l’adozione, prescrivendone l’insegnamento nelle scuole insieme agli altri simboli patri italiani.
La nostra Sezione ANA, negli ultimi anni ha sfilato alle adunate nazionali dietro allo striscione “Genova città dell’Inno Nazionale”, come si può vedere dalla foto in testa a questo articolo, scattata nel corso dell’Adunata Nazionale di Bolzano 2012.
[In alto: Manifesto propagandistico degli anni 1910 riportante lo spartito del Canto degli Italiani (qui chiamato Inno di Mameli) e un testo a cinque strofe.]